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Lo studio condotto sulla porzione sommersa del Po della Pila

NewsLo studio condotto sulla porzione sommersa del Po della Pila

Lo studio condotto sulla porzione sommersa del Po della Pila

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Uno studio condotto sulla porzione sommersa del Po della Pila “Short-term evolution of Po della Pila delta lobe from time lapse high-resolution multibeam bathymetry (2013–2016)” è stato pubblicato su Estuarine Coastal and Shelf Science:

 

Per nota La ricerca, condotta dall’IGAG in collaborazione con ISMAR-CNR ed il Dipartimento BIGEA dell’Università di Bologna, ha permesso di caratterizzare per la prima volta l’evoluzione morfologica e sedimentologica a breve termine del più imponente delta italiano, considerato oggi un delta in erosione. Sono stati condotti, a partire dal 2013 e sino al 2016, rilievi geofisici multibeam ad altissima risoluzione (batimetria, backscatter e water column), indagini sismiche monocanale e campionamenti dei fondali dalla barra di foce fino al piede della scarpata di prodelta. I rilievi geofisici ad alta risoluzione hanno permesso di osservare per la prima volta ed analizzare lineamenti geo-morfologici complessi e strutture deposizionali a rapida evoluzione che interagiscono sotto l’azione dei processi fluviali e marini. Barre trasversali e longitudinali, instabilità gravitativa a piccola scala e fenomeni di collasso dei fondali indotti dall’espulsione dei fluidi a fondo mare sono alcuni dei lineamenti studiati e presentati nello studio.

 

Il confronto multi-temporale dei modelli digitali ricostruiti in alta risoluzione (DEMs) con precisione e accuratezza sub-decimetrica (2013, 2014 e 2016) ha evidenziato come il delta sommerso sia interessato nel breve intervallo temporale da fenomeni di subsidenza generale e localizzata, solo in parte compensati dagli accumuli di sedimento. Il monitoraggio e la comparazione multi-temporale hanno permesso di registrare anche gli effetti causati dell’evento di piena eccezionale del novembre 2014, e di mappare i relativi accumuli sul fondale.
Questo studio rappresenta un primo traguardo per una migliore comprensione e gestione delle aree marine fragili come i delta fluviali, anche in prospettiva degli effetti dei cambiamenti climatici in atto.